Arman, nome d’arte di Armand Pierre Fernandez (Nizza, 1928 - New York, 2005), si forma prima all’École des Arts Décoratifs di Nizza e poi all’Ecole du Louvre a Parigi, abbinando lo studio pratico a quello storico-artistico. Dopo una iniziale fase pittorica figurativa, esordisce con la mostra personale del 1956, dove presenta opere astratte, appartenenti alla serie Cachet. La sua produzione si arricchisce man mano di elementi di riuso e industriali, acquistando tridimensionalità e arrivando, sul finire degli anni Cinquanta, ai primi esiti delle Accumulations e Poubelles. Nel 1960 firma il manifesto del Nouveau Réalisme, divenendo artista cardine del movimento al fianco del critico Pierre Restany. Presto la sua notorietà assume un carattere internazionale, con riconoscimenti ed esposizioni, soprattutto tra la Francia e gli Stati Uniti. Si interessa a soluzioni formali in movimento e all’espressività organica degli elementi. La sua ricerca si articola in diverse fasi, quali la combustione e la distruzione degli oggetti, sebbene le Accumulations consolidino il suo tratto distintivo (Celant 2020, pp. 20-21, 28). Come osserva Bernard Lamarche-Vadel, la proliferazione dell’accumulo, «traversant les genres et les catégories, les caractéristiques et les singularités, engendre une dénaturation paradoxale des objets» rendendoli solo strumenti di un processo il cui potere è quello «de corrompre la nature intrinsèque de l’objet au profit se da sédimentation» (Lamarche-Vadel 1987, p. 64). È sul principio dell’accumulazione che si sviluppa anche Le Manto, del 1978, qui in mostra: un assemblaggio di papillon affiancati l’uno all’altro fino a formare una fitta parete colorata, similmente alla coeva serie di indumenti e accessori: scarpe da tennis, guanti, cappelli, camicie.

L’opera è presentata nell’esposizione Hard & Soft nella Andrew Crispo Gallery di New York (1978) e, dopo essere passata sul mercato e battuta all’asta da Christie’s (https://www.christies.com/en/lot/lot-5755116 2013), è proposta a Milano in occasione della mostra Essere è tessere (2015) dedicata alle opere di Fiber art della collezione Canclini. Nel catalogo newyorkese Jan var der Marck riserva a queste composizioni parole che ben spiegano le modalità di allestimento e la scelta poetica di Arman, che li definisce «tapestries», perché sono destinati a essere fissati al muro, anche se alcuni di essi poggiano sul pavimento. Tutti sono «soft, floppy, malleable and changing with the pull of gravity», sono diventati i soggetti del desiderio di Arman di «caricature consumer gullibility». Nello specifico dei papillons di Le Manto aggiunge: «bow ties wriggle in response to imaginary applause» (van der Marck 1978, p.n.n.). (r.c.)

 

Bibliografia essenziale: New York 1978; van der Marck 1978; Lamarche-Vadel 1987; Parigi 2010; Milano 2015, pp. 42-43; Celant 2020.