César Baldaccini (Marsiglia, 1921- Parigi, 1998) è conosciuto come César, dal 1955. Si forma nell’istituto di belle arti di Marsiglia (dal 1936) e apprende la lavorazione del legno e del marmo. Nella metà degli anni Quaranta si trasferisce a Parigi facendo la conoscenza di Giacometti e di Picasso (1956-57), che avranno un’influenza nella sua percezione dello spazio e nel suo avvicinamento agli assemblaggi per i quali utilizza materiali poveri, inizialmente gesso e ferro, per poi aprirsi anche ad altri materiali di recupero. Alla fine degli anni Cinquanta approda a ciò che segna la sua modalità distintiva e la sua cifra stilistica: le compressioni di lastre, tubi di rame, barattoli e, soprattutto, automobili classificate per marca e modello. Consacrato da Pierre Restany nella corrente dei Nouveaux Réalistes negli anni Sessanta, sviluppa le sue ricerche dando centralità alla materia, concepita nella sua totalità come qualcosa che occupa uno spazio e possiede una massa (Blistène 2017, p. 28). Sono diverse le serie che affronta nella sua attività, perseverando, con coerenza, nelle indagini sulla modellazione della materia, sebbene le compressioni ritornino in più occasioni nella sua produzione, a partire dal 1976. Alle ferraglie predilette, si affiancano plastiche, carte e anche tessuti, come testimoniano alcune compressioni in juta o jeans a partire dagli anni Settanta. L’opera esposta in questa sede, Estresses Compressées è realizzata nel 1997, un anno prima della sua morte. Si tratta di un parallelepipedo in tessuto su una struttura rigida di pannolenci infeltrito. I motivi dei diversi panni, tutti differenti nelle decorazioni – tra il floreale e il quadrettato – e nei colori – dal marrone, ai celesti, ai rosa e verdi – richiamano la casualità, al contempo compressa in un'unica forma, anche grazie ai lacci che serrano in diversi punti le facce del parallelepipedo e che contribuiscono a suggerire un’idea geometrizzante dell’opera. Proprio nel 1997, David Bourdon osserva in merito alle compressioni polimateriche, che consistono in volumi pieni e sono dotate di una densità e di un peso reali (Bourdon 1997, p. 163).

Già esposta in occasione della mostra Essere è tessere (2015), Estresses Compressées non entra in contraddizione, per la scelta del materiale, con il resto della produzione di César, per quel senso di solidità e di pressione che l’opera restituisce, pur con la sua altezza inferiore al metro. In César anche in questo caso rimane salda, come già Restany scrive nel 1967, la ricerca di una strutturazione del reale, di una spiritualità della materia attraverso le sue «métamorphoses organiques» (Restany 1967, p. 7). (r.c.)

 

Bibliografia essenziale: Restany 1967; Restany 1975; Restany 1988; Parigi 1997; Bourdon 1997; Milano 2015, p. 45; Parigi 2017; Blistène 2017.